Il 12 settembre: Giornata Mondiale senza i sacchetti di plastica monouso

 Vengono usati in media 12 minuti ma rimangono sulla Terra per 200 anni.

Sono dappertutto: nelle case, per le strade, sulle spiagge, nei nostri mari. Le utilizziamo distrattamente, senza alcuna moderazione, eppure i danni che causano all’ambiente sono gravissimi. Stiamo parlando delle buste di plastica e del loro uso ed abuso.

Ritorna il 12 settembre la Giornata Mondiale senza sacchetti di plastica, iniziativa istituita nel 2009 dalla Marine Conservation Society (società inglese no profit dedicata alla conservazione dell’ecosistema marino) per convincere i consumatori a evitare l’uso dei sacchetti di plastica nei supermercati, che si possono sostituire con buste riutilizzabili. Ma la cosa migliore sarebbe evitare o almeno ridurre drasticamente l’uso della plastica ogni giorno dell’anno. Per aumentare la funzionalità di una giornata come questa è fondamentale, innanzitutto, incrementare la nostra consapevolezza su quello che è possibile fare nel nostro piccolo, per esempio a non accettare o usare sacchetti in plastica e a servirci, per trasportare i nostri acquisti, di borse riutilizzabili, oltre che normative più severe da far rispettare ai vari produttori.


Qual è la situazione in Svizzera?
Secondo l’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM), al di là dei sacchetti, in Svizzera sono utilizzate ogni anno circa un milione di tonnellate, cioè 125 chilogrammi pro capite, di materie plastiche (anno di riferimento 2010). Circa 250 000 tonnellate vengono stoccate provvisoriamente come prodotto durevole (come i telai dei finestrini in plastica), 780 000 tonnellate sono smaltite come rifiuti (di cui 650 000 tonnellate incenerite in impianti di incenerimento dei rifiuti urbani e oltre il 6 per cento in cementifici per produrre energia). Altre 80 000 tonnellate sono valorizzate dal punto di vista materiale (ossia riciclate, per esempio con la raccolta separata delle bottiglie in PET).


Quanta plastica viene dispersa?
In luglio il Laboratorio federale di prova dei materiali e di ricerca (Empa) ha rilevato che ogni anno circa 5000 tonnellate di plastica finiscono nell’ambiente. La quantità di plastica che finisce nel suolo è 40 volte superiore a quella immessa nelle acque. Colpa soprattutto del littering (l’abbandono di piccole quantità di rifiuti), all’origine soprattutto dell’inquinamento del suolo ma anche delle acque da macroplastiche. Per un quadro d’insieme dell’inquinamento da plastica bisogna però tener conto anche dell’abrasione dei pneumatici, che diversi studi scientifici considerano la maggiore fonte di microplastiche.
In molti Paesi europei, come Belgio (2007) e Italia (2011), il sacco di plastica monouso è stato bandito, mentre l’UE vieterà una serie di prodotti di plastica monouso dal 2021. Nel mondo una sessantina di Paesi hanno assunto posizioni analoghe, a partire dal Bangladesh, il primo, nel 2002.
La Svizzera è in ritardo. Solo la Città di Ginevra ha deciso di bandire dal primo gennaio 2020 la plastica monouso per le attività sul suolo pubblico. Una misura che il Consiglio federale ha deciso di non seguire nel giugno 2018. Il nostro Governo preferisce soluzioni suggerite dagli ambienti economici. Il 20 giugno scorso un postulato del consigliere nazionale PPD ticinese Marco Romano ha chiesto che il Consiglio federale presenti un rapporto che evidenzi possibili modifiche di legge e di ordinanza in grado di limitare e se possibile proibire l’impiego di plastica monouso, ancora inutilmente utilizzata specialmente tramite imballaggi esagerati o addirittura superflui, stoviglie e bicchieri usa e getta, ecc.

 

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